Cerchi un itinerario nella Val di Noto in Sicilia per scoprire le bellezze della terra siciliana? Da Catania a Ragusa, da Noto a Modica, da Scicli fino a Palazzolo. Eccone uno denso di consigli e dettagliato con informazioni pratiche sulla Val di Noto, dal 2002 parte dei siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Partite da Ragusa, con i suoi 2 centri storici: uno di epoca medioevale, restaurato dopo il sisma e l’altro costruito ex novo alla fine del Seicento. Potrete ammirare il Barocco ragusano nelle nove chiese della città e nei palazzi nobiliari più belli del centro.
Ci si ritrova così col mento in sù, ancora più piccoli, davanti all’imponente maestosità del tempio cristiano.
Molti, scorgendone palme e monumenti, la riconosceranno certo come uno dei luoghi d’eccellenza della fiction del commissario Montalbano.
La serie che converte in pellicola le pagine di Andrea Camilleri tramuta gialli e misteri in colori e sorrisi, magia naturale di un luogo affascinante.
Altri monumenti di Ragusa Ibla meritevoli di visita sono la Chiesa di San Giuseppe e il portale di San Giorgio.
La città barocca di Modica, a pochi chilometri da Ragusa, venne costruita su una rocca, situata sulla summità di un colle di Monte Ibei. Col passare dei decenni la popolazione si spinse più a valle, ricreando lì il centro della comunità. La chiamano, a buon diritto, il presepe naturale. Piccole casupole si affrastagliano l’una sull’altra, deliziose lucine s’affacciano al far della sera, chiese e monumenti s’aprono d’improvviso ad ogni piè sospinto.
Meritano di essere visitate le Chiesa di San Gregorio, eretto nel Settecento, somiglia tanto alla chiesa di S. Trinità dei Monti. In molti la definiscono il più bell’esempio del barocco ibleo. C’è poi, sempre nel centro storico, la chiesa di San Pietro.
Modica è anche la città del cioccolato: un festival annualmente è dedicato a questa prelibatezza (ChocoModica), la cui lavorazione qui segue antichissime e segrete ricette sudamericane.
Qui il Barocco è preponderante. Palazzo Beneventano, con i suoi decori e mascheroni, e le raffinate balaustre decorate da animali fantastici, ma anche Palazzo Fava e Palazzo Spadaro.
Il Barocco qui è ovunque, in particolar modo sugli edifici religiosi, come la Chiesa di San Giovanni Evangelista, la Chiesa di San Michele Arcangelo e la Chiesa di Santa Teresa.
Il cuore del paese è Piazza Italia, su cui si affacciano molti palazzi settecenteschi.
La Chiesa Madre è dedicata alla Madonna delle Milizie. Per Pasqua la statua viene portata in processione. E’ uno dei rarissimi esempi di madonna armata, rappresentata così in poche iconografie.
All’interno della Chiesa è infatti possibile ammirare la Madonna delle Milizie, opera in cartapesta che rappresenta la lotta contro i Saraceni. Nella stessa piazza sorge anche la Chiesa di San Bartolomeo, risalente al XV secolo che fu l’unica a resistere al sisma del 1693.
Noto, come una vera e propria Capitale Europea del Barocco, rappresenta il cuore e trionfo del barocco: palazzi, chiese, monasteri, piazze, fontane, si aprono in successione come una scenografia teatrale che lascia senza fiato. Decisamente, il più bel chilometro d’arte d’Europa.
La morbida pietra bianca locale è stata lavorata, giocando, a ricavarne armoniose forme, ora mascheroni giocosi, ora studi attenti di convessità luminose.
E’ non a caso, il Giardino di Pietra, riassunto in una sola espressione: il Barocco di Noto.
Come una piccola filiale greca aretusea, Palazzolo nacque come avamposto difensivo di Siracusa. Era l’insediamento di Akrai, cancellato dal tempo ma non dalla storia.
Dai monti di Palazzolo, lungo la bassa Valle dei monti iblei, la posizione di rilievo ne faceva un punto di osservazione unico a difesa della città.
La città di Palazzolo aveva, dunque, in piccolo, ciò che aveva Siracusa. Vi troviamo infatti un teatro greco, il bouleuterion, le edicole votive, le latomie. Ricostruita, come Noto, dopo il terremoto, più a valle, diventa un fiore del barocco, la cui arte è oggi visibile nelle chiese di San Paolo, di San Sebastiano, della SS. Annunziata.
La nobiltà locale volle anch’essa darsi un tono: ne nacquero eleganti architetture, come quelle dei palazzi Caruso e Judica. Palazzolo Acreide ospita un interessante museo regionale etno-antropologico dedicato ad Antonino Uccello.
L’aea espositiva conserva diverse testimonianze della civiltà contadina siciliana.
Caltagirone trasse dall’ evento tragico del terremoto del 1693, che la rase al suolo, la forza per risorgere. Da città di tradizione artistica quale era, fece del bello la chiave di volta della ricostruzione.
La ricca architettura e la bellezza delle sue facciate sono evidenti in chiese come quella di Santa Maria del Monte, dalla splendida scalinata decorata con le caratteristiche maioliche, quella di San Giacomo Apostolo e in palazzi come la Corte Capitanale e il Museo Civico. La Chiesa di S. Pietro presenta un ricco portale bronzeo, la facciata gotica è segnata da due alte torri campanarie decorate di maiolica. La Chiesa di san Francesco di Paola, custodisce invece pregevoli tele del Vaccaro.
Militello in Val di Catania viene considerata, a buon diritto, una città-museo.
Ricostruita in stile barocco dopo il terremoto del 1693 e proclamata dall’ Unesco patrimonio mondiale dell’Umanità, Militello riassume in sè storia, cultura e tradizione.
La civiltà rurale qui è quella dei versanti nord-orientali dei Monti Iblei.
Siamo tecnicamente nell’area amministrativa di Catania, di fatto è il versante che guarda al ragusano con numerose affinità culturali.
Militello non è un luogo mordi e fuggi, ci vuole almeno un pernotto per potersi dedicare con serenità alla visita di alcune delle sue 24 chiese e per ammirare i suoi palazzi nobiliari.
Inoltre, la cucina locale, gustosa e sincera, risente dell’influsso forte della stagionalità dei prodotti.
Catania, città di antichissime origini, fu devastata nel Seicento da una violenta eruzione dell’Etna, che nel 1669 che distrusse metà città lambendo persino la costa, ed il terremoto del 1693, eventi però che permisero la ricostruzione secondo i canoni tardo-barocchi dell’epoca.
Attingendo alla pietra locale ed alle miniere di lava, i monumenti furono costruiti secondo una alternanza di nero e bianco.
La piazza Duomo, che si affaccia sul tradizionale e colorato mercato del pesce, rivela al centro il simbolo della città, “U Liotru”, un elefante coronato da un obelisco. Di fronte il Seminario ed il Palazzo Comunale, poco più in là via Crociferi, teorica successione di chiese e conventi realizzati da grandi architetti nel ‘700, a correre paralleli alla via Etnea, il passeggio cittadino sormontato dal profilo del vulcano Etna.