Il mercato di Palermo è un mercato storico: è ancora oggi un fatto sociale totale, secondo un’espressione cara alla Sociologia francese, e in particolare a Marcel Mauss, dove le relazioni reciproche fra gli uomini che si instaurano attraverso lo scambio non investono soltanto gli aspetti economici in senso stretto, ma religiosi, ludici e aggregativi in varie forme. Un luogo di scambio non soltanto di merci o di beni ma di saperi ed esperienze, un luogo di interrelazione e comunicazione come elemento fondativo di ogni cultura (Buttitta, 2006:15-16).
I mercati di Palermo rappresentano il luogo ideale per un autentico tuffo nel passato e nelle tradizioni più antiche del popolo palermitano. Vi si arriva, fiancheggiando quartieri dismessi, palazzi in rovina carichi di memorie sempre più silenti, entrando in spazi segnati da porte diroccate (un tempo importanti segni di difesa della città), emblematici confini tra passato e presente, storia ed esistenza, o percorrendo strade e vicoli, ove a far da guida un intenso odore di mare.
I quattro mercati più importanti e storici di Palermo sono: la Vucciria, il Capo, il Borgo Vecchio, ed infine quello assai antico di Ballarò, nel cuore della città.
È un piacevole miscuglio di voci, odori e rumori; un angolo della città dove il tempo sembra essersi fermato. E’ il mercato più antico e popolare di Palermo si estende in Piazza Caracciolo e dintorni, nasce come bottega della carne, una volta chiusa da arcate oggi completamente all’aperto in cui la merce (carni, pesce, frutta) viene esposta in tipiche bancarelle su apposite lastre di marmo chiamate “BALATE“. Anticamente era chiamato la Bucciria grande, questo termine deriva da una parola francese, boucherie che significa macelleria, perché in epoca angioina vi sorgeva un macello, mentre oggi vi abbondano le carnezzerie.
È un noto mercato di Palermo, quartiere popolarissimo, si formò in età musulmana, oltre il corso del Papireto, ed era abitato dagli Schiavoni, pirati commercianti di schiavi. Si estende lungo le via Carini e Beati Paoli, la via di S. Agostino e la via Cappuccinelle. Furono gli Agostiniani a popolare questa zona, poiché essi avevano la loro sede nel convento attiguo alla trecentesca chiesa di S. Agostino. Uno degli ingressi principali è quello di Porta Carini, nei cui pressi è il Palazzo di Giustizia. Uno stretto budello si allarga e si restringe tra le bancarelle che si proiettano dal di fuori in cui esse stesse nascono i putii, la gente lo rende impraticabile perché si sofferma ad osservare, pattuire, tastare e comprare.
Si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory verso Porta Sant’Agata. Ballarò è il più antico mercato di Palermo, frequentato giornalmente da centinaia di persone di tutte le razze, animato dalle cosiddette abbanniate cioè i chiassosi richiami dei venditori che, con il loro caratteristico e colorito accento locale, cercano di attirare l’interesse dei passanti. Essendo aperto anche per tutto il pomeriggio, è visitato da coloro che stanno rincasando, cosicché vi si trovano venditori di cibi cotti, tipici della cucina palermitana, pronti da portare a casa, come cipolle bollite o al forno, panelle, cazzilli (crocchette di patate), verdure lesse, polipo e quarume (interiora di vitello).
Si tratta di un quartiere tradizionale e popoloso,attualmente multiculturale. Diverse testimonianze scritte affermano che già nel X secolo esisteva un grande mercato nel rabad meridionale, compreso tra la moschea di’Ibn Siqlab e il Quartiere Nuovo, proprio nella zona dove oggi si trova quello di Ballarò. Il nome proviene dagli arabi, poiché in quella epoca, in India, c’era un principe chiamato Balhara e in questo mercato di cui stiamo parlando confluivano anche varie mercanzie e spezie provenenti dall’ India. Così si cominciò a chiamare Ballarò. È un mercato adibito alla vendita di frutta, ortaggi, verdure, carne e pesce, ma si trovano anche articoli di uso domestico per la cucina e pulizia della casa. Con le stesse caratteristiche dei mercati del Capo e della Vucciria, Ballarò è il mercato scelto per grande parte dai palermitani per fare la spesa. Al contrario degli altri mercati è il meno transitato dai turisti.
Palermo è una delle città più attive e frenetiche della Sicilia, e offre molte occasioni di svago notturno in scenari da sogno, esotici e orientaleggianti. Uno dei punti di ritrovo più affollati è la zona del mercato di Borgo Vecchio, che si trova tra Piazza Sturzo e Piazza Ucciardone. Questo mercato è l’unico che rimane aperto fino a tardi, attirando moltissimi giovani che qui si danno appuntamento per organizzare la serata.
In questi spazi fortemente marcati dalla tradizione vengono montate e dismesse impalcature architettoniche effimere: tendaggi e ombrelloni vivacemente colorati a strisce, bancarelle volanti e banconi di marmo illuminati da lampadine pensili e immagini devote di protezione, fotografie dei propri defunti, ornate da ceri e fiori, su cui risalta al centro il capofamiglia, fondatore dell’attività commerciale. Fra le merci i cosiddetti “pizzini”, etichette col prezzo simulato in modo tale da attirare il cliente, con l’illusione di un risparmio che è poi solo apparente: 0,999 centesimi anziché un euro.
Infine i coppi completano il corredo essenziale del mercato: si tratta di fogli di carta giallo-ocra o di vecchi giornali arrotolati a cono, disposti in coffe (sporte, ceste) di vimini e pronti ad accogliere le merci. Alle pareti risaltano le insegne della bottega col nome del gestore, dipinte su legno con tonalità cromatiche vivaci, raffiguranti di solito i generi alimentari in vendita ma anche i contesti di produzione soprattutto marinari o le immagini devote a tutela dell’attività.