Paestum o Poseidonia, come fu battezzata alla fine del VII sec. a.C. (600 a.C. circa) dai Greci, ospita innumerevoli reperti e manufatti decorativi, molti dei quali si possono ammirare presso il Museo Archeologico Nazionale. La cinta muraria dell’antica colonia greca, a forma poligonale con quattro grandi porte, avvolge, quasi completamente la città, dove erano presenti un Foro, interi quartieri urbanizzati, edifici religiosi e tre templi.
Tutti di ordine dorico giunti fino a noi sono esempi unici dell'architettura ellenica: il tempio di Nettuno, databile al 460 a.C., la cui titolarità è tuttora dibattuta (Apollo, Hera o Zeus), il Tempio di Athena (500 a.C.), noto anche come Tempio di Cerere e la Basilica (540 a.c.), tempio urbano quasi sicuramente dedicato ad Hera. Portici, colonne, lunghi corridoi ed aree a cielo aperto sono l'accoglienza che dona l'area archeologica di Paestum a tutti i suoi visitatori che restano facilmente stregati dalla bellezza ancora intatta di alcune parti di queste opere maestose.
Storia, arte e cultura
Piccola frazione di Capaccio, Paestum costituisce uno dei maggiori reperti di colonia greca. Fondata nel VI secolo dagli Achei come centro commerciale marittimo, passò nelle mani dei Lucani, poi dei Romani. Nell’887 d.C. venne distrutta dai Saraceni e da qui cominciò la sua decadenza. La cinta muraria dell’antica colonia greca, a forma poligonale con quattro grandi porte, avvolge quasi completamente Paestum, dove erano presenti un Foro, interi quartieri urbanizzati, edifici religiosi
e tre templi.
Il Tempio di Hera, il più antico, di ordine dorico con diciotto colonne sui lati lunghi e nove sui corti, aveva una cella preceduta da un portico, e divisa in due navate da una fila di colonne. Risale al 510 a.C. il Tempio di Cerere, in realtà dedicato ad Atena, costituito da tredici colonne sui lati lunghi e sei sui corti, con ampio portico antistante la cella. Questo tempio fu, in seguito, restaurato dai Romani e usato, in epoca bizantina, come chiesa.
Il Tempio di Nettuno, il più grande dei tre, si fa risalire al 450 a.C. e costituisce uno dei più splendidi esempi di architettura dorica templare. Dedicato in realtà ad Hera, continua a mantenere l’antica ma erronea denominazione; il tempio possiede sedici colonne sui lati lunghi e sei sui corti, con una cella racchiusa tra due portici e divisa in tre navate da due file di colonne. Davanti sono rimasti i resti di due altari che dovevano servire per i sacrifici.
Il Museo Archeologico Nazionale
Il museo, costruito negli anni cinquanta, contiene trentatre delle metope che decoravano il Tempio di Hera e che costituiscono il gruppo scultoreo più importante di tutta la Magna Grecia. Sistemate in diverse stanze si trovano le metope arcaiche del thesauros, che raffigurano il mito di Eracle, e quelle raffiguranti fanciulle danzanti in abiti ionici; vi si trovano poi elementi
architettonici del tempio di Cerere, di un corredo funebre e alcuni affreschi tombali del IV secolo con scene del defunto in armi a cavallo, di giochi funebri e, per le tombe femminili, di attività domestiche Sono inoltre conservati gli affreschi della Tomba del Tuffatore della fine del V secolo a.C., cinque lastre dipinte con grande capacità espressiva che raffigurano un giovane tuffatore a grandezza naturale e una scena del banchetto funebre: la sua fondamentale importanza deriva dall’essere l’unica testimonianza
della pittura greca classica giunta intatta fino a noi.