L'acquedotto Carolino o del Vanvitelli fu per largo tempo il ponte più lungo d'Europa, con la sua lunghezza di 41 chilometri. Aveva, infatti, il compito di portare l'acqua dalle falde del monte Taburno (Benevento) fino alla Reggia di Caserta. L’acquedotto che passa sulla parte superiore della struttura fu iniziato nel 1753 fu completato nel 1770. L’opera del Vanvitelli ha acquistato rilevanza anche a livello storico e non solo architettonico, essendo stato luogo di una delle battaglie fondamentali per l'unità di Italia dove a difesa delle città di Maddaloni e di Caserta si schierò l'esercito di 5600 uomini capeggiati da Nino Bixio.
Nelle aree di confine tra le Province di Benevento e di Caserta si sviluppa uno dei grandi capolavori, per bellezza ed arditezza, del genio architettonico di Luigi Vanvitelli (1700- 1773): l’Acquedotto, lungo 38 chilometri, commissionato dal Re Carlo III di Borbone, da cui il nome “Carolino”, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997 e i cui lavori iniziarono nel marzo del 1753 per alimentare gli spettacolari giochi d’acqua nei giardini della Reggia di Caserta e il non lontano complesso
produttivo di San Leucio.
La condotta, inaugurata il 7 maggio 1762, nasce nel Sannio alle falde del massiccio montuoso del Taburno – Camposauro ed attinge l’acqua alle sorgenti del Fizzo, nel territorio del Comune di Bucciano; attraversa i Comuni di Moiano e Sant’Agata de’ Goti e qui lascia la Provincia di Benevento per entrare in Terra di Lavoro, in tenimento di Valle di Maddaloni. Nel territorio di questo Comune si ammirano “I Ponti”: con 529 metri di lunghezza e 55.80 di altezza, e con tre ordini di arcate, essi costituiscono il segmento più spettacolare, suggestivo e universalmente conosciuto di questo capolavoro di ingegneria idraulica.
I calcoli del Vanvitelli e dei suoi collaboratori e l’abilità delle maestranze avevano consentito di superare le difficoltà tecniche, in particolare quella di riuscire a dare alla condotta, che doveva trasportare 700 litri di acqua al secondo, una pendenza media di solo mezzo millimetro per metro percorso: questo in quanto le sorgenti del Fizzo si trovano ad una quota di metri 254 s.l.m. e la cascata del Palazzo Reale a 203.50.
Criteri di ammissione UNESCO
Questa grandiosa opera di ingegneria idraulica fu inserita dall’UNESCO nel 1997 tra i beni da tutelare nella Lista del Patrimonio Mondiale sulla base dei criteri (i), (ii), (iii) e (iv).
Rappresenta, infatti, un capolavoro dell’ingegno umano oltre che una delle più importanti opere pubbliche realizzate dai Borbone.
In origine la sua realizzazione nasce dall’esigenza di rifornire d’acqua la città che sarebbe stata edificata intorno alla Reggia e potenziare le risorse idriche della città di Napoli, fino ad allora servita dal seicentesco canale del Carmignano. Il condotto rappresentava una moderna infrastruttura lungo la quale sorgevano giardini e tenute reali destinate sia a scopi di svago che a fini produttivi.
Storia, arte e cultura
L’ Acquedotto Carolino (noto anche come Acquedotto di Vanvitelli) è l’acquedotto nato per alimentare il complesso di San Leucio (Caserta), e che fornisce anche l’apporto idrico alla Reggia di Caserta (o meglio alle reali delizie costituite dal Parco, dal Giardino Inglese e dal Bosco di San Silvestro), prelevando l’acqua alle falde del monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo, nel territorio di Bucciano (BN), e trasportandola lungo un tracciato che si snoda, per lo più interrato, per una lunghezza di 38
chilometri. Il condotto, largo 1,2 metri ed alto 1,3 metri, è segnalato da 67 torrini, costruzioni a pianta quadrata e copertura piramidale destinate a sfiatatoi e ad accessi per l’ispezione.
I lavori dell’acquedotto, progettato da Luigi Vanvitelli su commissione di Re Carlo di Borbone (da cui l’appellativo di Carolino), presero il via nel marzo del 1753. Il 2 agosto 1754 Re Carlo conferì ad Airola il titolo di città come ricompensa formale per lo sfruttamento delle sorgenti di Bucciano, che all’epoca era un casale della stessa Airola. L’opera compiuta fu inaugurata il 7 maggio 1762. Di particolare pregio architettonico e dal 1997 patrimonio mondiale dell’UNESCO (assieme all’intero acquedotto, alla Reggia di Caserta e al complesso di San Leucio) è il ponte, a tutt’oggi perfettamente conservato, che attraversando la Valle di Maddaloni congiunge il monte Logano (ad est) con il monte Garzano (ad ovest). Tale costruzione, comunemente nota come “I Ponti della Valle”, si innalza con una possente struttura in tufo a tre ordini di arcate per una lunghezza di 529 metri e con un’altezza massima di 55,80 metri, sul modello degli acquedotti romani.
Dalla grotta artificiale posta a conclusione del grande parco progettato dal Vanvitelli e completato dal figlio Carlo, una diramazione conduce all’edificio Belvedere, la celebre filanda, voluta da Ferdinando IV per la produzione e tessitura della seta, realizzata recuperando l’antico casino cinquecentesco degli Acquaviva, che ancora conserva i giardini di impronta rinascimentale arricchiti da gruppi scultorei e fontane, nonché i giardini del XIX secolo dove una grande cisterna accoglie le acque del Carolino per far funzionare il “rotone ad acqua” della filanda. E infine, dopo aver attraversato il Bosco Vecchio, un ramo del Carolino raggiunge Carditello, fattoria modello voluta sempre da Ferdinando IV.