Le città tardo barocche della Val di Noto di Palazzolo Acreide e Noto
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Le città tardo barocche della Val di Noto di Palazzolo Acreide e Noto

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Monumentalità, drammaticità e ricercatezza con questi aggettivi viene da sempre definito il Barocco. Tra le più alte espressioni del Tardo Barocco Europeo sono le 8 città del Val di Noto in Sicilia. Le città di Caltagirone, Catania, Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli furono quasi completamente distrutte nel terremoto del 1963. Il terribile fenomeno geologico non scoraggiò pero la collettività che ricostruì le città con risultati architettonici e artistici di altissimo livello. Sontuosi ed eleganti palazzi si alternano ad imponenti Chiese con facciate intarsiate e preziosi interni, le trame urbane intessute secondo un unico stile lasciano spazio a sfumature di colori che variano in base alla città che ci apprestiamo a vistare. Il colore grigio-scuro di Catania è, infatti, ben diverso da quello luminoso color Miele di Noto questo a causa dei diversi materiali usati per la costruzione. Il Val di Noto è storicamente uno dei tre territori in cui fu divisa amministrativamente la Sicilia in epoca arabo-normanna, e comprende i territori delle Province di Siracusa e Ragusa, nonché buona parte delle Province di Catania, Enna e Caltanissetta. Molti dei comuni del Val di Noto furono pesantemente colpiti dal terremoto del 1693 ed alcuni, completamente distrutti, furono ricostruiti in siti diversi da quelli originari. L’opera di ricostruzione fu l’occasione per il fiorire dell’architettura tardo barocca di scuola siciliana, che introdusse grandi innovazioni nella progettazione e nella realizzazione di chiese e palazzi. Otto tra le città del sud-est della Sicilia, e cioè Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa Ibla e Scicli rappresentano mirabilmente la grandiosa opera di ricostruzione e sono state inserite nella World Heritage List dell’UNESCO, quali inimitabili testimonianze dell’architettura barocca.

Criteri di ammissione

Le città tardo barocche del sud-est siciliano, nella loro comune caratteristica, hanno dimostrato di possedere ben quattro dei sei criteri previsti per l’inserimento nella World Heritage List dell’UNESCO: (i), (ii), (iv) e (v). Le otto città del sud-est della Sicilia, infatti forniscono una notevole testimonianza del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco – criterio (i), rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte Barocca in Europa – criterio (ii), possiedono omogeneità geografica e cronologica – criterio (iv), grazie all’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura ricostruttiva post terremoto, rappresentano un esempio di sistemazione urbanistica, in una zona permanentemente a rischio di terremoti ed eruzioni da parte dell’Etna – criterio (v).

Storia, arte e cultura

La storia di Noto sembra essere stata segnata sin dalle origini. L’antico villaggio siculo situato sull’altura della Mendola, infatti, venne spostato da Ducezio, Re dei Siculi, in una posizione più facilmente difendibile sul monte Alveria, che dista dalla Noto attuale 12 chilometri. Neas, questo il nome con cui era conosciuta Noto nel periodo greco, finì presto sotto l’influsso di Siracusa, prima potenza economica e militare della Magna Grecia. Negli antichi siti rimangono testimonianze di insediamenti umani ancora più antichi, risalenti all’età del Bronzo Antico o Castellucciana. Del periodo greco-romano restano il Ginnasio, le mura megalitiche e la Villa romana del Tellaro. Netum, come venne chiamata Noto dopo la sottomissione a Roma, successivamente all’occupazione Giustinianea, fu arricchita di monumenti, come la Basilica di Eloro e la Trigona della Cittadella. L’invasione Araba segnò la fortificazione della città che divenne capovalle. In tutti i successivi periodi, dal normanno all’angioino-aragonese, la città continuò a vedere la crescita delle fortificazioni, fino ad arrivare alla costruzione della Torre Maestra del Castello di Noto Antica. Il terremoto del 1693 segnò per sempre la storia di Noto. La distruzione devastante della città comportò lo spostamento del centro abitato e determinò la fortuna della stessa, che ebbe l’opportunità di essere costruita ex novo, con ampia facoltà degli architetti di ideare l’intero impianto urbanistico della città, secondo i moderni canoni barocchi. L’abilità dei capomastri e degli scalpellini ha completato l’opera, realizzando quel magnifico “giardino di pietra” che ancora oggi lascia sbalorditi. Il barocco di Noto, a differenza di altre realtà, non si inserisce in un contesto preesistente e non mostra stratificazioni nè stili diversi. Tutto è contestuale ed armonico. Ogni palazzo, ogni piazza, ogni scalinata è perfettamente calata nel contesto globale, con una grandiosità senza pause e una regalità senza avarizia, facendo di Noto la perfetta città barocca. Akrai, l’antica Palazzolo Acreide, fu fondata da Siracusa nel 664 a.C., sui resti di un insediamento siculo risalente al XII secolo a.C. La cittadina crebbe rigogliosa sino alla distruzione seguita alla conquista araba. Solo nei primi anni del XIX secolo le campagne di scavi consentirono di localizzare l’antica Akrai, con il suo prezioso teatro, adagiato su un pendio naturale, opportunamente preparato con pietrame a secco, su cui poggiano, sovrapponendosi, i blocchi delle gradinate. La cavea, suddivisa in nove settori a cuneo, contava dodici fila di sedili. L’area archeologica di Akrai, oltre al sito dell’antica polis, compren de due vaste necropoli, quella della “Pinita” e quella di “Colle Orbo”, la latomia denominata dei “Templi Ferali” ed i Santoni. Questi ultimi sono dodici grandi quadri scolpiti nella roccia, che costituiscono un complesso di figure ad alto rilievo, unico al mondo, dedicato al culto della Magna Mater, antichissima pratica orientale, diffusasi anche a Siracusa già nel IV secolo a.C.. Anche Palazzolo, come Noto, fu devastata dal terremoto del 1693; ma, a differenza di Noto, venne ricostruita sullo stesso sito e, per tale motivo, presenta la stratificazione tipica delle città ricostruite a seguito di devastazioni naturali. Ciò non impedì di realizzare, negli spazi svuotati dalle macerie, monumenti di particolare pregio in linea con le tendenze architettoniche ricostruttive dell’intero Val di Noto. Nella Piazza del Popolo si innalza imponente la Chiesa di San Sebastiano, con la sua scenografica gradinata. L’interno è a tre navate, con pregevoli stucchi e arredi. Il Palazzo Municipale, Palazzo Judica, Palazzo Caruso e Palazzo Zocco, sono solo alcuni degli splendidi edifici in cui si ammirano facciate ardite, colonnati, nonché infinite balconate sorrette da mensole scolpite, raffiguranti una vasta gamma di figure grottesche. La Chiesa di San Paolo, che sorge sulla vecchia Chiesa di Santa Sofia, è caratterizzata dalla facciata barocca che si sviluppa in altezza su tre piani. Palazzolo Acreide, con i suoi vicoli stretti e tortuosi che, improvvisamente, si riversano nelle ampie piazze sulle quali si stagliano imponenti architetture barocche, costituisce la perfetta sintesi tra il borgo medievale e la cittadina ricostruita con i moderni canoni tardo-seicenteschi, inserita a pieno titolo tra i comuni Barocchi del Val di Noto.

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